Testo tratto dal catalogo della mostra Korrespondenzen, presso Martin Gropius Bau, Berlino1992

La Realtà (dell’arte)

Qual’è allora lo specifico potere dell’arte?
Quando penso all’arte, penso alla pittura, al potere che ha avuto (e che ha) di strappare l’arte dall’universo dei sensi (nonostante si affermi per sensualità e per sensualità venga riconosciuta).
Non l’ottica dell’immagine fotografica, che privilegia la retina e attraverso di essa vuole giudicare tutto.
Non l’ascolto multimediale, che usa il cranio come la cassa di risonanza di una grancassa.
Non il toccare con mano dell’indagine sociale, che costringe l’artista a respingere in un futuro sempre più lontano il suo impegno a favore della bellezza.
Non il gusto della merda che si ritrovano sulla lingua i leccaculo del parodico.
Strappare l’arte da questi giochi, per affidarla ad uno spessore condensato in cui intrappolare per distruggere i fatti (la macchina da scrivere mi suggerisce i fati) percettivi, ecco la facoltà della pittura.
La forza dell’artista sta nella sua capacità di resistenza fino ai limiti del mugolio, di un mugolio potente che lo fa somigliante a quello di una belva (conosci mugolio più convincente e comunicativo di quello di una belva?).
Una belva non aggredisce i suoi simili (tranne in rari casi di invidia) tende a dominarli con l’esempio. L’esempio è la più grande capacità dell’opera per affermarsi come tale. Ma come può oggi un’opera definirsi o essere esemplare? Può esserlo solo se sceglie la totalità, essere totalitario dell’opera, di una totalità talmente grande da sfociare nel nulla, in un nulla tanto denso che solo l’artista può affrontare in piena libertà, questa la sua più grande licenza.

Alfredo Pirri
Novembre 1991

P.S.
Ai sopravvissuti della fine, a quelli che prima del filo hanno chiuso gli occhi e tirato avanti (con ancora uno sforzo) trovandosi rapidamente nel futuro.
Agli appassionati del principio, che hanno continuato il dialogo mentre la cancrena divorava mani, braccia, piedi, gambe e persino le pupille.
Ai creatori (di realtà) della realtà che mutamente assiste ai nostri sforzi dandoci conforto con la visione.