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LE MOSTRE

Alfredo Pirri/ Miroslaw Balka
Fondazione Volume!
Istituto Polacco di Cultura
Roma, Cracovia, 2005.

IL PROGETTO

La mostra fa parte di un progetto ideato da Anna Maria Nassisi chiamato Vis à Vis, che mette a confronto artisti polacchi ed italiani e oltre alle opere propone, grazie ai dibattiti, un panorama della scena artistica dei due paesi. 

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GLI ARTISTI

ALFREDO PIRRI
Quello che mi sembra avvicini la mia esperienza formativa e quella di Miroslaw riguarda un comune elemento generazionale: un misto di nostalgia e abbandono. Con gli artisti della mia generazione (non solo artisti “visivi” ma ogni genere di artista) siamo venuti fuori da cambiamenti veloci e imprevedibili con poche certezze sulle prospettive future, però con una grande attrazione verso l’arte, verso l’artistico in generale e verso l’idea che l’arte potesse sopravvivere e agire anche in campo sociale, seppure non sento di poter dire che l’arte debba aprire prospettive politiche. In definitiva potrei dire che questi cambiamenti, i problemi aperti che la mia generazione ha vissuto e continua a vivere, mi hanno portato a far prevalere il dubbio sulla certezza fino a farne un metodo essenziale del mio lavoro: il dubbio lentamente si è arricchito della fiducia nell’immagine, ha assunto le caratteristiche della forma. Questo aspetto è centrale; non penso che l’arte debba rinchiudersi in se stessa originando un mondo variopinto di forme e colori che si compiacciono della propria esistenza, però sono portato a credere che nella forma riuscita, in quella che ci commuove ci sia un valore generale.

MIROSLAW BALKA
É del tutto estranea alla mia formazione la teoria dell’assenza di storia. Fukuyama, proclamando la fine della storia, gettava un po’ parole al vento, dal momento che la storia esisteva, esiste ed esisterà. Alcune teorie sono costruite artificialmente non partono dall’esperienza umana, sono vincolate piuttosto a premesse teoriche, a me del tutto estranee. L’uomo nasce e muore localmente. Nella sua “Terra desolata” Thomas Elliot sostiene che il mondo non finirà affatto con una gigantesca esplosione, a causa di una catastrofe globale, bensì con un gemito di dolore. E tale gemito è un gemito locale così com’è locale l’esperienza umana. Credo che il compito dell’arte è attirare l’attenzione sul privato, sullo spazio della sua umana esistenza . Quindi mi sembra il caso di cercare di rendere attivi i canali della sensibilità dell’uomo e questi canali, questa sensibilità, ci permetteranno di veicolare la memoria e la sua presenza nella storia.

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