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VERSO N

Galleria Tucci Russo,
Torre Pellice (TO), 2003

LA MOSTRA

N – niente, nulla, numero, natura, nudo, nome, narrazione, in fisica indica l’unità di misura “si” della forza.

La mostra dal titolo Verso N, è composta in prevalenza da opere realizzate con carta museale in teche di plexiglass (oppure su superfici d’alluminio) che in alcuni casi, oltre a svolgere una funzione conservativa, fanno parte integrante dell’opera. Sono state realizzate specificamente per la mostra e rappresentano la sua più recente produzione.
Con questa mostra l’artista sviluppa i temi caratteristici del suo lavoro: l’esaltazione del fattore luminoso nella materia pittorica ottenuta attraverso lo stratificarsi di piani che rivestono una doppia funzione. Sono superfici dipinte e schermi che accolgono il riverbero della pittura, riverbero che si può interpretare come desiderio della pittura di espandersi nell’ambiente fino a saturarlo con la sua presenza viva.

Il tratto di novità di queste opere rispetto alle precedenti che alludevano maggiormente a dimensioni spaziali o architettoniche, risiede nell’evocazione d’ambienti naturali ottenuti con frammenti variamente composti in cui il confine fra “paesaggio naturale” e “paesaggio dell’anima” non è mai definitivo e certo. Il frammento, qui, non è elemento drammatico che allude a una mitica integrità precedente a tutto, ma elemento in sé compiuto da mettere in relazione con altri per comporre un insieme allegorico che sfiora di continuo la narrazione, sia intesa in termini letterari, sia come narrazione dell’arte medesima.

Testo di Andrea Bellini clicca qui

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LE OPERE

Le opere in mostra sono il risultato di una trasformazione “materiale” della pittura finalizzata alla permanenza dell’opera ( intesa come singolarità essenziale) in cui il suo “rimanere” e “mostrarsi” sono assunti a fondamento di un gesto che intende dialogare con un alfabeto ed un vocabolario – quello della pittura – che non appartengono ad una lingua (ritenuta) morta. Ravvivata di nuova linfa e senso, la pittura diventa, in questa mostra, una lingua luminosa che ingloba le ombre facendole alleate e compartecipi di un discorso fondato sul dialogo aperto con la tradizione. La luce che pervade le opere in mostra, richiama un’atmosfera chiara, algida, ogni frammento risplende di luce propria e accoglie quella proiettata da altri con timbri che richiamano quelli di momenti salienti della giornata come l’alba e il tramonto.

Il tratto di novità di queste opere rispetto alle precedenti che alludevano maggiormente a dimensioni spaziali o architettoniche, risiede nell’evocazione d’ambienti naturali ottenuti con frammenti  variamente composti in cui il confine fra “paesaggio naturale” e “paesaggio dell’anima” non è mai definitivo e certo. Il frammento, qui, non è elemento drammatico che allude a una mitica integrità precedente a tutto, ma elemento in sé compiuto da mettere in relazione con altri per comporre un insieme allegorico che sfiora di continuo la narrazione, sia intesa in termini letterari, sia come narrazione dell’arte medesima.

FOTO: PAOLO MUSSAT SARTOR