MV2012
IL PROGETTO
“L’alternativa fra “magia” e “razionalità” è uno dei grandi temi da cui è nata la civiltà moderna … Le nazioni moderne di cui si compone l’occidente sono “moderne” nella misura in cui hanno partecipato con impegno a questo vario processo nel quale siamo ancora coinvolti, almeno nella misura in cui accanto alle tecniche scientifiche e alla coscienza delle origini e della destinazione umana dei valori culturali facciano ancora valere in modo immediato la sfera delle tecniche mitico – rituali, la potenza “magica” della parola e del gesto …”
Ernesto De Martino “Sud e Magia” 1959
Il mio progetto, intitolato MV2012 (unione della sigla tipologica dei tralicci in questione e della data del progetto), si propone come opera ambientale e monumentale.
Col termine “monumentale” faccio riferimento all’elettrodotto medesimo. Esso, con la sua carica simbolica oltre che costruttiva, crea un progetto di monumento paesaggistico che sviluppa (aldilà da ogni volontà) un atto e un valore culturale più grande della pura volontà tecnica o funzionale.
La mia proposta consiste nell’integrare questa progettazione monumentale e paesaggistica con l’ambiente che la ospita tramite elementi cromatici, spaziali, e, soprattutto immaginativi, destinati a evocare in noi forme simboliche arcaiche, antropomorfe, quasi magiche, come suggeriscono alla fantasia infantile le strade segnate da quei tralicci – totem che sembrano impresa dei titani (dal greco Τιτάν – “signore”) sulla terra.
Il mio progetto è dedicato a tre titani della ricerca scientifica e artistica nello studio dell’elettromagnetismo (i primi due veri scienziati, il terzo un “dilettante” evoluto): Nikola Tesla, Lev Sergeevič Termen, Semën Davidovič Kirlian.
Tre visionari che hanno unito la conoscenza razionale all’immaginazione più ampia ed estrema e dei quali i primi due hanno dato origine a quasi tutte le applicazioni pratiche delle tecnologie attuali.
L’aspetto visivo, architettonico e artistico, dell’opera, consiste in una relazione dei tre tralicci reali con altrettanti elementi tridimensionali aggiunti al proprio interno.
Tramite il colore e il rapporto dimensionale (basato su proporzioni consonanti e dissonanti), vorrei proporre un paesaggio unitario composto di tutti i fattori in gioco: elementi – aggiuntivi e artistici, reali e industriali, ambientali e spaziali.
L’armonia articolata di questi elementi desidera favorire una percezione dell’energia elettrica non più intesa solo come servizio ma come qualcosa di possentemente astratto. Qualcosa che è allo stesso tempo reale e spirituale, scientifico e magico. Qualcosa, che persegua quell’unità di razionale e irrazionale che il filosofo e antropologo Ernesto De Martino ha messo al centro della sua riflessione sulla permanenza e l’importanza del ruolo della magia nell’Italia meridionale.
Nel progetto, dedicato al rapporto fra elettricità e magia, s’insiste sull’aspetto antropomorfo del traliccio. Le loro “testate”, isolate dal corpo, abitano al centro dei tre tralicci come parti che hanno dato origine al corpo che le accoglie, o come dentro un ventre gravido. Il loro disegno è permutato dalla forma di quelli veri ma modificati tramite disegno computerizzato. La loro integrazione nel paesaggio fa si che l’insieme appaia come un’unica operazione artistica e paesaggistica senza differenza fra opera, traliccio e ambiente.
L’insieme di opera e traliccio poggia su una base comune circolare che isola il gruppo dandogli rilievo e divenendo una sorta di “basamento” che pone l’accento sull’aspetto monumentale dell’elettrodotto e diventando anche una “piazza vivibile” al servizio dell’opera e del paesaggio. Il basamento/piazza con la sua forma circolare è visibile anche da grande distanza fungendo da evidenziatore dell’intervento e ne favorisce la protezione dai probabili lavori agricoli che si svolgono nell’area.
Ognuna delle teste è accessibile al suo interno dando così la possibilità di trovarsi fisicamente al centro della parte più pericolosa (perché più vicina all’alta tensione) ma proprio per questo più seducente, aerea, dinamica, fluida. Potervi penetrare dentro, attraversarla, anche se solo nella sua versione “in doppio” è come far parte di quella forza avendo (finalmente!) un rapporto empatico con l’energia trasportata dai tralicci reali. E’ come entrare in un luogo energetico (e anche nel segreto della mente dei tre scienziati cui si fa omaggio) e da li osservare il paesaggio ed essere osservati diventando col proprio corpo, per il solo tempo di permanenza al suo interno, “pilastro” del paesaggio e da quel luogo magico comunicare, con fili invisibili, con chi occupa il centro degli altri tralicci.
I tralicci sono dipinti in bianco e nero (o grigio scuro). Interamente di scuro il “corpo-pilastro”, in b/n le testate. L’insieme di linee bianche e scure, nelle testate, suggerisce la figura di una maschera o di un volto sospeso in alto. Le teste a terra. sono invece interamente dipinte di bianco, creando così una continuità visiva fra alto e basso che coinvolge l’intero paesaggio, dalla terra al cielo.
L’uso del bianco e del nero (o grigio scuro) è finalizzato a esaltare il disegno rispetto al volume, evidenziando la trasparenza della struttura composta di linee che si sovrappongono una sull’altra. Inoltre l’uso del b/n è, a mio parere, obbligatorio per strutture sottoposte a un’insolazione e a un’esposizione atmosferica elevata.
L’intera opera (somma di tralicci veri – finti e paesaggio) si presta a due differenti visioni, una diurna, l’altra notturna.
In quella diurna il contrasto di scuro e bianco evidenzia la visione del tratto in questione rispetto al flusso continuo dell’elettrodotto. Di notte l’opera è illuminata da “luce nera” o di “Wood” tramite lampade inserite nei basamenti/piazza. In tal modo, di notte, sono visibili prevalentemente le linee colorate di bianco, mentre quelle dipinte di scuro appaiono in secondo piano. Con la luce nera la fonte dell’illuminazione non è percepibile e non ci sono ombre o fasci luminosi che disturbano la vista, si percepisce principalmente un disegno nello spazio.
SEMINARI E INCONTRI
MV2012, oltre che un progetto per un’opera d’arte visiva, potrebbe essere anche una pratica conoscitiva e divulgativa che integri l’opera con un processo culturale e sociale di progressivo avvicinamento alla realizzazione dell’elettrodotto. Abituando gradualmente gli abitanti dell’area interessata alla conoscenza del progetto, all’apprezzamento dei suoi valori culturali e alla condivisione dei suoi temi, siano essi di natura industriale oppure culturale o immaginativa. Per questo motivo si propone la realizzazione di tre seminari, che accompagnino l’opera, dedicati al rapporto fra “Elettromagnetismo e magia” e alle figure di Nicola Tesla, Lev Sergeevič Termen, Semën Davidovič Kirlian, alle loro ricerche e alle loro scoperte.
1) Tesla e la trasmissione a distanza dell’energia elettrica.
2) Termen e la nascita della musica elettronica con concerto dal vivo di un musicista che suoni lo strumento inventato da Termen, il “theremin” o “eterofono”.
3) Kirlian e le immagini prodotte dall’irradiazione magnetica.
Gli incontri – laboratori potrebbero tenersi a Troia, cittadina vicina all’area di concorso che potrebbe diventare per alcuni giorni un luogo di studio – laboratorio.
Sarebbe utile che i seminari si svolgessero con lieve anticipo rispetto alla realizzazione dell’opera in modo da realizzare con atti progressivi il complesso “seminari – tralicci – opera/paesaggio” come un intero armonico di cui un particolare ne annuncia l’altro.
Roma 25 agosto 2012