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PESCHERIA

Centro Arti Visive Pescheria
a cura di Ludovico Pratesi
Pesaro, 2007.

IL PROGETTO

Nel suo complesso lo spazio della Pescheria si compone di due ambienti, il primo con caratteri sacri, ascensionali, il secondo con caratteristiche civili, simile ad una strada più che ad una piazza. Infatti il primo era una Chiesa, il secondo un loggiato divenuto poi mercato. Il primo è lo spazio dell’opera verticale, atemporale, coinvolgente, muta. Il secondo è quello del percorso orizzontale, cronologico, progettuale e discorsivo. Nel primo è collocata l’opera centrale intitolata Passi , contornata dagli acquerelli chiamati Acque, nel secondo è riassunto un cammino che inizia con l’installazione intitolata La stanza di Penna per concludersi con le opere-progetti realizzati per questa mostra e con le testimonianze – foto, disegni, etc  – di altre due installazioni di grandi dimensioni. Le due “sedi” sono assolutamente paritarie e interagiscono fra loro. Già nel titolo della mostra, Come in terra così in cielo, si allude ad una doppiezza, l’alto che convive col basso, di conseguenza il verticale con l’orizzontale. Il primo è lo spazio della poesia il secondo quello del racconto.

Intervista di Ludovico Pratesi a Alfredo Pirri clicca qui

PASSI

Lo specchio su cui il pubblico cammina, contribuendo alla sua demolizione, restituisce un immagine deformata, spezzettata, dell’ambiente impedendone una visione unitaria, composta. Ogni persona che entra dentro quest’ambiente, attraverso il semplice gesto del camminare, è portatrice di un atto soggettivo, che rovina sempre di più  la visione unitaria di sé e dell’ambiente in generale. Ogni spettatore opera come un “guastatore inconsapevole” di quel meccanismo di visione consolante che è un luogo sacro. Allo stesso tempo, però, questo meccanismo viene amplificato fino al parossismo, fino a diventare avvolgente, ecco allora che i particolari architettonici, i decori etc. si riflettono nei particolari dello specchio infranto, dando vita a un racconto sfaccettato, caleidoscopico in cui tutti i valori simbolici vengono amplificati e scomposti allo stesso tempo. In tutte le tappe di questo percorso di opere ho aggiunto un punto focale, qualcosa che rimanga fisso e stabile alla percezione.
Qui sono degli acquerelli che ricordano la forma di grandi finestre attraverso le quali (a livello immaginario) è possibile scorgere il fluire della pioggia. Questi punti fermi diventano la punta di un compasso intorno alla quale tutto gira vorticosamente fino a sparire alla vista. Lo spazio, allora, diventa come una nebbia in cui perdersi dalla quale si staglia qualcosa che riconosciamo, con dei bordi netti, percepibili, qualcosa verso cui siamo portati ad andare.. In questo caso, gli acquerelli creano una sorta di motivo musicale che si lega all’altro, concreto, del rumore continuo di vetro rotto dai passi degli spettatori; gli acquerelli sono ascensionali, come lo è il suono dell’organo in una chiesa, lo specchio invece è orizzontale come il brusio della gente prima della funzione o come la preghiera collettiva.

DISEGNI PREPARATORI

FOTO: PAOLO SEMPRUCCI

FOTO PERFORMANCE

Finissage e performance a cura di Cesare Ronconi (Teatro della Valdoca) con Muna Muzie