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ALL’ORIZZONTE

Galleria Eduardo Secci Contemporary
a cura di Arabella Natalini
Firenze, 2015.

LA MOSTRA

Nella sede fiorentina di Eduardo Secci, Alfredo Pirri presenta opere difformi per cronologia e dimensioni: accomunate dal costante interesse dell’artista per lo spazio di confine tra arte e architettura, dall’attenzione ai materiali, al colore, alla luce e alla sua rifrazione, il loro insieme “riconfigura” la galleria in un luogo onirico in continuo slittamento.

LE OPERE

Apre la mostra l’installazione che dà il titolo al progetto, All’Orizzonte: sette grandi teche che raccolgono al loro interno stratificazioni di “cartone museale” lacerato e illuminato da forme circolari specchianti; la sua composizione, ulteriormente segnata dalla rifrazione luminosa delle vernici acriliche retrostanti, rievoca paesaggi sospesi, “campioni lunari” venati di cromatismo sfuggente.

Nella stanza successiva, due Arie accennano a una narrazione elusiva. Realizzate su un un supporto di plexiglas colorato in pasta, su cui vengono applicate piume spolverate con pigmenti in polvere e, successivamente, dipinte sul retro con colore acrilico, il loro paziente processo di esecuzione genera “un fluire cromatico e materiale indistinto, come portato dal vento”.
Nella stessa sala, un’opera della recente serie Kindertotenlieder; poggiata su un piccolo tavolino, la lastra in cristallo, con i suoi fori cromatici e germinativi, crea un’ulteriore superficie astratta popolata da forme biomorfiche, possibili nascite che si contrappongono alla morte evocata dal titolo mahleriano.
Se la superficie viene assiduamente trattata da Pirri come elemento prettamente spaziale, i lavori tridimensionali hanno sempre una forte matrice pittorica, anche quando, come accade in Canto n.1. Progetto per un film – l’installazione esposta al piano inferiore della galleria – l’elemento di partenza è una pellicola cinematografica. Una teca trasparente racchiude il calco conico della pellicola originaria, con il vertice rivolto verso il basso. Illuminata da sotto, la sua forma si irradia e si sdoppia, divenendo “l’immagine di una proiezione luminosa nello spazio e anche di un’espansione all’infinito della sua matrice originale”.

FOTO: RICCARDO ABATE