CAPPELLA GENTILIZIA
Famiglia Sandretto
Cimitero di Piverone, Torino, 2016
…EPPURE SIAMO SOLO ALL’INIZIO…
… Eppure siamo solo all’inizio … E’ il titolo che, citando le parole del poeta Edmond Jabes, l’artista da alla Cappella Patrizia realizzata nel cimitero di Piverone per la famiglia Sandretto. L’esterno è un parallelepipedo in cemento. L’interno prende ispirazione da alcuni difetti del cemento armato nelle famose case dello studente realizzate dall’architetto Giancarlo De Carlo a Urbino. Lì il ferro delle armature affiora sotto uno strato troppo sottile di cemento, nel lavoro di Pirri una struttura di ferri disegnata per l’occasione si sovrappone a quella già esistente, ed é poi ricoperta di uno strato appena sufficiente di malta arricchita d’inerti contenenti polvere di vetro. Tutto è sabbiato fino a fare affiorare, in parte, il disegno dei ferri, che, come nervi scoperti tratteggiano l’intero spazio. Tutto si riflette a terra dentro un pavimento di specchi rotti moltiplicando la percezione dello spazio e dei tratti affioranti dei ferri, determinando un disegno spaziale fatto di tratteggi interrotti dietro i quali si percepisce in trasparenza la continuità del disegno globale. In un certo punto dello spazio, a una certa angolazione derivante da calcoli riguardanti l’inclinazione del sole (in una certa data e auna certa ora), é poggiata un’urna cineraria a forma di dodecaedro composta dello stesso materiale del pavimento.
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L’OPERA
“Oggi sembra valere ancora il luogo comune e scellerato secondo cui un’opera architettonica è “arte” solo se mima la libertà della scultura, però su scala gigantesca e sensazionale. Niente di tutto ciò nell’opera di Pirri, né in questo né in altri lavori. Chi già li conosce, può ritrovare in questa cappella alcuni degli elementi più facilmente riconoscibili del suo mondo: gli specchi frantumati a terra e i riverberi impalpabili di luce colorata sulle superfici verticali, cascate di piume e movimenti d’aria, tracce di soffi e respiri.”
Stefano Velotti