Testo di Barbara Goretti per la mostra Misura Ambiente alla Galleria’ Dè Foscherari, Bologna, 2010
Alfredo Pirri
PITTURA, SCULTURA E ARCHITETTURA A “MISURA AMBIENTE”
È in corso (sino a fine marzo) alla Galleria De’ Foscherari di Bologna, una bella mostra dell’artista cosentino che prosegue la sua indagine sullo spazio e le sue relazioni con la luce e con contesti architettonici anche calpestabili. Una ricerca che ridisegna non solo luoghi fisici, ma più complessi piani di pensiero e che nasce da un’opera creata originariamente per la seicentesca Cappella della Tenuta dello Scompiglio, a Vorno.
Alfredo Pirri indaga lo spazio e le sue relazioni con la luce e con l’architettura. Una ricerca che si sviluppa e si evolve nella creazione di ambienti calpestabili in cui pittura, scultura e architettura si fondono, ridisegnando non solo luoghi fisici ma più complessi spazi di pensiero. Nel progetto per la mostra Misura ambiente, presentata, è lo studio sulla molteplicità della prospettiva che ridefinisce l’intero ordine delle cose. Il nucleo principale di questo progetto nasce da un’opera creata
originariamente per la Cappella della Tenuta dello Scompiglio, a Vorno; un edificio del Seicento che nell’ambito del territorio rivestiva un ruolo fondamentale di connessione tra vita pubblica e area privata, in quanto simbolo di un potere politico e religioso.
Pirri riveste l’interno della Cappella di un pavimento calpestabile fatto di lastre di cristallo come se“… Una serie di finestre fossero precipitate dall’alto. In esse scorrono delle vere e proprie fiammate di piume dipinte di rosso, delle linee che convergono in una prospettiva con un punto di fuga esterno, linee che sorpassano l’altare – punto utopico – e si ricongiungono dietro di esso, nella casa padronale” (A.Pirri). Da questa visione unitaria, non chiusa, ma pensata nell’ottica di oltrepassare un riferimento architettonico e intellettuale certo e imposto, l’artista arriva a scomporre l’opera, ritornando sulla progettualità del disegno e descrivendo nuovi e molteplici punti di fuga che si alternano nello spazio della galleria. Traccia così un percorso che ha inizio dai disegni, dalle linee rosse – fiamme energetiche che attraversano l’ambiente senza invaderlo – e che prosegue in un passaggio scandito da differenti punti di vista. Lo sguardo sulle cose infatti non è mai univoco, così come il pensiero non può essere unico, e l’osservazione dello spazio diventa una condizione intellettuale e critica. Per questo non basta di certo la vista, né passivamente intesa, né quella interiore della rêverie di Bachelard, o quella percettiva e allertata di Perec, ma un intervento di apertura dello spazio stesso e delle sue prospettive.
Un intervento che Alfredo Pirri cerca sempre di immaginare anti-violento, lontano da punti di fuga che convergono verso il niente: è il giorno della memoria quando si inaugura Misura ambiente e la prospettiva mostrata dall’artista è anche quella di una foto drammatica, la strada verso un campo di concentramento, segnata da un punto di fuga feroce che converge nell’abisso. La prospettiva è quindi il destino, il futuro che può aprirsi in uno spazio altro, o diversamente implodere su se stessa:
“Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini…”
Versi di Paul Celan che Pirri ha scelto per accompagnare la presentazione della mostra al pubblico testimoniando una convinzione che si fonde con la sua poetica: il forte senso etico che l’arte e l’essere artista comportano.
Questo non coincide con il definire direzioni imposte quanto con il raccontare, offrire dei sentieri percorribili. Non c’è mai gigantismo o invadenza, il racconto dello spazio si fa silenzioso e si espande sulle pareti, accarezza gli angoli, si fa pelle scoperta e sensibile, rosata come la luce che riverbera nell’ambiente. Un paesaggio dell’anima, della mente in cui ognuno può scegliere il proprio orizzonte.
Da questi spazi più segreti, senza far rumore, e non immediatamente visibili, emergono opere costituite da elementi piegati e sovrapposti, come se da esse germinassero pagine i libri, con l’interno aperto, rivolto all’osservatore: quasi delle piccole biblioteche che ci ricordano, come nella Stanza di Penna, l’importanza del pensiero.
Barbara Goretti
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