Caricamento...

PASSI

Museo Novecento
Firenze, 2015
Alfredo Pirri e Alvin Curran
Performance e installazione nell’ambito del festival Firenze suona contemporanea curato da Andrea Cavallari e Maria Gloria Conti Bicocchi    prodotto dalla galleria Eduardo Secci Contemporary e galleria Il Ponte, Firenze

L’INSTALLAZIONE

Il ciclo di opere che portano come titolo comune Passi origina da un lavoro del 2003 alla Certosa di Padula e da allora sono molti i luoghi dove sono state realizzate. Si è trattato sempre di luoghi rilevanti dal punto di vista storico-artistico oppure politico, o, ancora meglio, luoghi dove questi caratteri si fondevano in uno.
Il Museo Novecento di Firenze è uno di questi luoghi, dove le caratteristiche storiche si uniscono con specifici tratti rappresentativi del ruolo che ha avuto e continua ad avere Firenze nell’immaginario collettivo mondiale. In un certo senso
Firenze è la città di tutti i 900 che hanno attraversato la storia dell’umanità, anche prima dell’avvento di questo secolo.
Passi, questa volta, è quindi ambientata oltre che dentro un luogo, dentro questo numero magico creando una sintesi di tutti i 900 del passato e di quelli che verranno. Gli specchi, che si frantumano sotto i piedi dei visitatori generando il suono che il musicista e compositore Alvin Curran processa dal vivo, questa volta, a differenza di altre, non occupa l’intero spazio disponibile, ma solo la sua parte “costruita”, un quadrato diviso al centro da una croce che crea quindi altri quadrati, aiuole di un verde omogeneo che sono incorniciate dentro il blu compatto del cielo e dal grigio della pietra con cui è realizzato l’edificio che si affaccia sul chiostro. I percorsi rettilinei e regolari si spezzano sotto il peso dei corpi che li attraversano ricreando un’immagine dolente e sfaccettata di un luogo e di un’epoca che ha tentato di saldare il ragionamento logico con l’aspetto religioso e simbolico.
Lo spazio di Passi si compone come una croce dentro un quadrato e un pozzo tondo nel punto di saldatura fra le due linee/percorso, quasi una testa che unisce le due figure, una crocifissione dentro un quadrato, una sintesi perfetta di umanesimo e fede, una giunzione che quest’opera prova a rendere più evidente per poterla allo stesso tempo criticare e smontare. Vale a dire: l’arte non è (più o ancora) specchio del mondo ma sua rappresentazione e trasformazione (acustica).

LA PERFORMANCE

Per la prima volta, grazie all’apporto live di Alvin Curran, si rende maggiormente evidente quel carattere acustico che l’opera Passi mantiene nel mio immaginario. Quest’aspetto ha sempre avuto un ruolo essenziale, senza dubbio fino a oggi trascurato, in quanto considerato prevalentemente come un commento all’immagine piuttosto che un fattore insito all’opera stessa. Al contrario, questa volta, Passi diventa una sorta di strumento musicale incastonato dentro lo spazio architettonico. Uno strumento che ognuno è chiamato a “suonare” con la sua sola presenza e il suo semplice muoversi dentro lo spazio.

Per il video clicca qui

FOTO