PAX
Galleria Tucci Russo
Alfredo Pirri/ Mirosław Bałka
Torre Pellice, Torino, 1996 – 1997
LA MOSTRA
Pax è il titolo di una mostra allestita con un artista che vive in un paese altamente religioso. Il paese è la Polonia e l’artista Miroslaw Balka. Ci siamo incontrati in diverse occasioni condividendo una stanza e abbiamo deciso di condividere una mostra. Il titolo è nato spontaneamente. Eravamo nel suo studio a Varsavia, avevamo scritto vari possibili titoli, quando, chiudendo il taccuino, apparve la parola PAX, inclusa in un lungo articolo su una pagina di giornale che copriva il tavolo a cui eravao seduti. Questa parola era allo stesso tempo forte (anche autorevole nella sua declinazione latina) e dolce, ricordando qualcosa di conciliante, la possibilità di creare un’opera non frammentata, conclusiva o (come un segreto da mantenere) che aveva in sé l’esperienza della diaspora, ma avrebbe paura e vergogna di mostrare queste caratteristiche. Ci ha persino fatto pensare alla possibilità di presentare in comune i nostri lavori nelle stesse sale della galleria. Per l’occasione abbiamo costruito un dispositivo elettronico che abbiamo usato la sera dell’inaugurazione della mostra. Un meccanismo collegato a un enorme faro diretto alle cime innevate delle montagne di fronte alla galleria inviava automaticamente un segnale luminoso della parola pax in codice Morse. Lo stesso segnale divenne un disegno astratto fatto di linee e punti e fu stampato sui biglietti d’invito. Il giorno successivo all’inaugurazione lessi sul giornale che la sera prima era stato celebrato in tutto il mondo la fine definitiva del codice Morse, da allora sostituito da tecniche di comunicazione più avanzate.
L’OPERA
“Quest’opera è composta di curve fra loro diverse. Mutano sia i raggi che la lunghezza delle porzioni di cerchio, sono diversi pure gli spessori di ogni singolo componente, in modo tale da apparire come una forma che cresce dal basso verso l’alto secondo una vita interna che la anima. Questo per dire che non è il fattore “componibile” che mi ha interessato, ma invece quello “compositivo”. Normalmente per componibile si intende una forma originata dalla somma di unità fra loro identiche che si presta ad ulteriori ed infinite manipolazioni. Nel mio caso, invece, pur non negando questa possibilità concreta, il senso (se così possiamo chiamarlo), non sta tanto in questa prospettiva modulare, ma nella forma in sé, nella forma ottenuta. Che fa di quest’opera una scultura nel senso classico del termine, cioè una forma plastica che si orienta nello spazio, e orientandosi offre fughe diverse e punti di vista sempre diversi. E’ la prima volta che realizzo un’opera realmente scultorea, intendendo per scultura qualcosa che è assolutamente autonoma dalla parete, non riconoscendone più la dipendenza.”
Alfredo Pirri, estratto dall’intervista con Lucilla Meloni, per approfondire clicca qui