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SQUADRE PLASTICHE

Galleria Planita, Roma 1988,
Studio Casoli per Progetto Firenze per l’Arte contemporanea, Fortezza da Basso Firenze, 1988,
Museum Gallery, Bolzano 1988,
Galleria Benet Costa, Barcellona, 1990

LE OPERE

Le Squadre plastiche, questi elementi verticali che riverberano di colore, seppure mancanti di una presenza figurativa, evocano fortemente la presenza umana. L’opera era costruita, e spesso lo è tutt’ora, come una contrapposizione tra qualcosa di rigido e statico e qualcosa di performativo, cioè di dinamico. Questo è appunto la pittura riflessa, mentre ciò che è visibilmente tattile e fisico è inteso come una stasi o, meglio ancora, come qualcosa che fisicamente tende a opprimere e a bloccare questa propensione dinamica della pittura nello spazio, che rimane il fattore umano. La pittura è la presenza umana, una presenza dinamica e attiva, desiderosa di invadere l’ambiente e quindi memore di tutte le esperienze estetiche, artistiche ed anche politiche di quei primi anni Settanta.

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LA PAROLA DELL’ARTISTA

Queste opere sono la contrapposizione di qualcosa che si cristallizza rendendosi fisico e qualcosa che si oppone a queste cristallizzazioni rendendosi dinamico, fluido, ottico, “ambientale” direi, se esistesse un “ambiente”. Naturalmente da questo fatto cromatico è stato molto semplice, quasi necessario, passare a qualcosa che avesse maggiormente a che fare con l’uso diretto del colore; ma appartenendo a una generazione fondata soprattutto su alcuni “interdetti”, quale l’interdizione di fare un quadro, la presenza del colore non ha mai assunto una dimensione effettivamente pittorica. Ha continuato invece a manifestarsi soprattutto a livello di desiderio. Ecco un’altra cosa che potrebbe essere citata a fondamento, non solo del mio lavoro ma anche di quello di molti altri artisti: la questione del desiderio.
Alfredo Pirri

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