Testo pubblicato per la rivista “L’Espresso” 8 – 11 – 2013

Kounellis: Un Pittore

E’ prestando il suo corpo al mondo che il pittore trasforma il mondo in pittura.

L’Oeil et l’Esprit, Maurice Merleau-Ponty, Editions Gallimard 1964.
Tradotto in Italiano: L’occhio e lo spirito, SE Milano 1989.

Jannis Kounellis, alla richiesta di definire il suo lavoro (difficile da inquadrare), risponde spesso: io sono un pittore. Perché un pittore? Perché non rifugiarsi nella dimensione (oggi) più acquietante di artista? E perché chiamare quadri le sue opere che tanto hanno contribuito a creare i presupposti affinché si uscisse dai confini linguistici e spaziali del quadro stesso? Rispondere a queste domande in maniera logica e con parole descrittive di quanto vediamo nel suo lavoro è un esercizio sterile e soprattutto inutile al fine di comprenderne il valore e quello che, attraverso le sue opere, c’è imposto invece di capire. Se Jannis Kounellis dice di sé: sono un pittore, vuol dire che dobbiamo tutti ripensare alla pittura non più come una tecnica di rappresentazione o, addirittura, espressiva secondo le teorie moderniste, ma come un modo e un metodo poetico per giudicare e allo stesso tempo fondare il mondo. Un’attitudine, quindi, per pensare alla pittura non più come tecnica per “inquadrare” il mondo, anche se (come nell’arte spaziale) in maniera ampia e diffusa nello spazio del reale, bensì una pratica sentimentale che carica sul corpo e sull’abilità del pittore stesso la responsabilità di dare senso poetico al mondo (non comprensione) e quindi, fornirci una prospettiva spaziale affinché il mondo stesso continui ad esistere. Allora, nonostante le apparenze, la pittura che Jannis Kounellis pratica e chiama come tale, non si caratterizza per essere solo espansa, una pittura che si limita ad allargare i suoi confini formali fino a occupare e riempire tutto lo spazio fisico disponibile, come una tela che si svolge all’infinito. Al contrario, è una pittura che partendo da un grumo poetico indistinto del rapporto fra sé e mondo, opera una trasformazione dello spazio in immagine, in modo che lo spazio fisico si trasformi in quadro della rappresentazione e della messa in scena dell’opera stessa. Per fare questo, attraverso una forte propensione alla composizione, mette in opera una valorizzazione delle cose fino a restituirgli uno statuto originario che il tempo e l’uso avevano umiliato privandole di una forma potente ed efficace. Con la consapevolezza, però che proprio tempo e uso intervengono sulle cose caricandole di un’umanità che non sfugge allo sguardo rapace di Kounellis. Il gesto che compie per affermare e comporre questa valorizzazione è per forza di cose un gesto potente che, troppo spesso, è scambiato per un gesto violento e politico (nel senso degradato del termine, cioè utilitaristico), invece nel suo lavoro c’è una tremenda armonia, amorevolezza e senso della bellezza uniti a un desiderio di essere per tutti e darsi a tutti fino a farsi divorare. Per questo Jannis Kounellis è un pittore che fa della corsa a comporre immagini la sua unica e preziosa attività pubblica.

Alfredo Pirri